Butterfly

"Butterfly"- scultura in camera d'aria di bicicletta e stoffa - Pepel 2014


LA FAVOLA DI BUTTERFLY:

C'era una volta una farfalla nata in un garage pieno di... beh... pieno di  camere d'aria e pezzi di stoffa... insomma, in un garage pieno di cose strane, ecco.
Era una creatura grande grande, dalle ali ricoperte di fili colorati e stoffe luccicanti che sognava con tutta se stessa di poter vedere la luce del sole.
Butterfly non era una farfalla come le altre. Non era stata creata da Madre Natura, ma progettata e costruita dall'essere umano.
A volerla era stata una donna bionda che pensava di poterla possedere, usare, assoggettare al proprio volere, utilizzare per attirare l'attenzione e per innalzare attraverso essa il proprio ego.
Per far questo aveva chiesto ad una giovane artista di plasmarla con materiali di riciclo.
Secondo la donna bionda, la creatura doveva essere un bell'oggetto. Doveva essere destinata ad occupare un intero muro vicino alla vetrina del nuovo bar che avrebbe presto inaugurato. Doveva essere piatta ma non essere un quadro. Doveva essere unica e doveva essere moderna. Doveva attrarre l'attenzione dei passanti. Doveva rappresentare la libertà, il volare altro, il cibarsi del nettare della vita. Insomma...doveva rappresentare la donna bionda che l'aveva commissionata.
Un po' troppi doveri per rappresentare la libertà, non trovate?
Per questo Butterfly nacque in un garage pieno di cose strane.
Alla farfalla non importava quale fosse la propria natura. Sapeva solo che le farfalle non vivono a lungo e tutto ciò che vogliono è poter volare finchè ne hanno il tempo. Tutte le farfalle vogliono volare, anche quelle che nascono in un garage pieno di cose strane. 
Ma i giorni passarono e con essi anche pensiero del volo. Butterfly  ormai non faceva altro che aspettare paziente il momento in cui la donna bionda l'avrebbe presa a vivere con se. Ogni giorno le sue ali si arricchivano di nuovi fili colorati, di nuove stoffe luccicanti, di nuove sfumature. Ma quel momento non arrivava mai. Allora cominciò a chiedersi cosa in lei fosse sbagliato e se per caso la donna bionda non la volesse più con sé. Poi, una notte, presa dallo sconforto e dall'angoscia, decise di chiedere spiegazioni all'artista che l'aveva plasmata. Decise che non ne poteva più di quegli eterni punti di domanda. Decise che conoscere una verità dolorosa non poteva essere peggio del dolore provocato dal non conoscere la verità.
Così l'artista le rispose. In Butterfly non c'era nulla che non andasse. Era diversa dalle altre farfalle, si, ma non meno bella. E la prova era che la donna bionda non l'aveva più voluta con sé ancor prima di scoprire come fosse fatta. Non l'aveva più voluta con sé perchè per averla avrebbe dovuto pagare. E' così che accade per tutte le creature del mondo. Metterne al mondo una comporta delle responsabilità. Ed è così che accade per le farfalle plasmate nei garage pieni di cose strane. Volerne una comporta che la si debba comprare. Ma la donna bionda non riteneva giusto dover pagare. Ella riteneva che l'artista dovesse sentirsi onorata di esser stata scelta per dar vita a quella farfalla. E che tanto onore dovesse bastare.
Butterfly non seppe più che fare. Per tutta la vita aveva solo aspettato, sognato e colpevolizzato se stessa. Sapeva solo che non voleva più assomigliare alla donna bionda che l'aveva voluta e poi abbandonata. Così chiese all'artista di procurarle uno specchio nel quale riflettersi e fare la propria conoscenza. Poi le chiese di svuotarle le ali dai fili colorati e dalle stoffe luccicanti. Piano piano il suo corpo cambiò forma e Butterfly si sentì mano a mano più libera. Ora non somiglia nemmeno più ad una farfalla. E' persino diventata piccola piccola. Non somiglia più a nulla che il mondo conosca. Ora è diventata una scultura. Il suo sogno di vedere la luce del sole si è avverato. Ha avuto l'opportunità di viaggiare, di entrare in un teatro, di vedere le piazze, i palazzi, i verdi prati pieni di fiori... Ora Butterfly ha più ali di quante ne avesse quando era una farfalla. Beh certo, di tanto in tanto le capita ancora di sentirsi sbagliata, di aver paura di non essere abbastanza, di venir nuovamente abbandonata...Ma in fin dei conti è normale, non vi pare? E' così per tutte le creature, anche per quelle che non nascono in un garage pieno di cose strane. 

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